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La guida alla Blockchain di cui avevi bisogno

L’idea di creare un database a prova di manomissione, da una parte molto sicuro e dall’altra un po’ difficile da comprendere, ha catturato l’attenzione di tutti, dagli esperti anarchici ai banchieri fedeli.
La blockchain, a seconda della persona a cui lo chiedi, potrebbe essere l’innovazione tecnologica più importante dopo Internet o “una soluzione alla ricerca di un problema”.

Per chi non lo sapesse, la blockchain originale è il libro mastro decentralizzato che sta dietro il Bitcoin. Il libro mastro consta di lotti collegati di transazioni conosciute come “blocchi” (da qui il termine blockchain), e una sua copia identica è immagazzinata in ognuno dei circa 200.000 computer che compongono il network.

Qualunque modifica al libro mastro è segnata in modo crittografico per testimoniare che la persona che sta effettuando il trasferimento è il vero proprietario di quelle monete. Nessuno può spendere le proprie monete due volte perché, una volta che la transazione è registrata nel libro mastro, ogni nodo della rete lo sa.

 

L’obiettivo è sia tracciare il modo in cui ogni unità della criptovaluta viene spesa, sia prevenire modifiche non autorizzate al libro mastro. Il risultato: nessun utente deve riporre la sua fiducia in qualcun altro perché nessuno può frodare il sistema.

Le altre criptovalute hanno imitato questa idea di base cercando anche di risolvere i vari problemi riscontrati con i bitcoin.

I suoi maggiori sostenitori ritengono che la blockchain possa non solo sostituire le banche, ma anche inaugurare una nuova era di servizi online al di fuori del controllo dei giganti di Internet come Facebook e Google.

Molte compagnie stranno già traendo vantaggio dalla piattaforma Ethereum, costruita inizialmente per una moneta virtuale. La startup Storj offre un servizio di archiviazione di file sfruttando l’idea che distribuire i file su una rete decentralizzata sia più sicuro che mettere tutti i file in un cabinet.

Nel frattempo, nonostante i bitcoin fossero conosciuti inizialmente per essere utilizzati nella vendita di droghe su internet, la Blockchain è stata accettata sempre più da alcune delle più grandi compagnie al mondo. Alcune grandi compagnie finanziarie, inclusa la JP Morgan e la Depository Trust & Clearing Corporation, stanno provando a migliorare l’efficienza della negoziazione di titoli e di altre attività utilizzando la blockchain e le tecnologie affini.

Chi opera in borsa acquista e vende rapidamente le azioni ma il dietro le quinte del trasferimento della proprietà di tali beni può richiedere giorni. Alcuni tecnici ritengono che la blockchain potrebbe aiutare in questo ambito.

Ci sono delle potenziali applicazioni della blockchain nell’apparentemente noioso mondo della conformità aziendale. Dopo tutto, memorizzare la documentazione in un libro mastro immutabile è un ottimo modo per assicurare ai revisori dei conti che quei documenti non siano stati manomessi.

È troppo presto per dire quali esperimenti alla fine saranno un successo o se i risultati di questi esperimenti assomiglieranno alla blockchain dei bitcoin. Ma l’idea di creare dei database a prova di manomissione ha catturato l’attenzione di tutti, dagli anarchici ai banchieri vecchio stampo.

 

La prima Blockchain

Il primo software Bitcoin è stato rilasciato al pubblico nel Gennaio 2009. Era un software open source e quindi tutti potevano esaminarne il codice e riutilizzarlo. Molti l’hanno fatto. All’inizio, gli entusiasti della blockchain hanno cercato di migliorare i bitcoin. Il Litecoin, un’altra moneta virtuale basata sul modello dei bitcoin, per esempio punta ad offrire transazioni più rapide.

Uno dei primi progetti che mirava a ripensare il codice dei bitcoin per usarlo per altri scopi oltre le criptovalute era il Namecoin, un sistema per registrare i domini “.bit”.

Il sistema di gestione tradizionale del dominio – quello che aiuta il tuo computer a trovare il nostro sito web – dipende da un database centrale, essenzialmente un libro di indirizzi per internet.

Gli attivisti per la libertà di internet si sono lamentati a lungo che questo approccio tradizionale rendesse la censura troppo facile, perché da la possibilità ai governi di confiscare un determinato dominio costringendo la società responsabile della registrazione a modificare il database centrale. Molte volte per esempio il governo degli Stati Uniti ha chiuso siti accusati di violare le leggi sul gioco d’azzardo o sulla proprietà intellettuale.

Il “Namecoin” cerca di risolvere questo problema registrando i domini .bit in una blockchain, il che in teoria rende impossibile cambiare i dati di registrazione per chi non possiede una chiave crittografica. Per sequestrare domini .bit, un governo dovrebbe prima contattare la persona responsabile del sito e costringerla a consegnargli le chiavi.
Il software Bitcoin non è stato progettato per gestire altri tipi di applicazioni.

 

Nel 2013, una startup chiamata Ethereum ha pubblicato un paper che prometteva di rendere più facile per i programmatori creare il loro software basato sulla blockchain senza dover ricominciare da zero e senza fare affidamento sul software originale bitcoin.
Nel 2015 la compagnia ha rilasciato la sua piattaforma per costruire “contratti smart”, applicazioni sofware che possono far rispettare un accordo senza l’intervento umano.
Per esempio, si potrebbe creare un contratto smart per scommettere sul clima di domani. Si potrebbe caricare il contratto per scommettere nel network Ethereum e poi inviare una moneta virtuale, che il software terrebbe in deposito.Il giorno dopo, il software controllerebbe il clima e invierebbe al vincitore il suo guadagno. Almeno due grandi previsioni di mercato sono state fatte su questa piattaforma che ha permesso alle persone di scommettere su risultati più interessanti, come per esempio quale partito politico avrebbe vinto le elezioni.Finché il software è scritto correttamente, non c’è bisogno di affidarsi a nessuno in questo genere di transazione. Ma in realtà questo risulta essere un grosso problema.

Nel 2016 un hacker si è impossessato di circa $ 50 milioni in Ethereum destinati a uno schema di investimento democratico in cui gli investitori avrebbero messo in comune i loro soldi e votato su come investirli. Un errore nel codice ha permesso ad una persona ancora oggi sconosciuta di farla franca con le monete virtuali. La lezione è che è difficile eliminare l’essere umano dalle transazioni, con o senza la blockchain.

E intanto, mentre i geek della crittografia progettavano di usare la blockchain per ribaltare o almeno bypassare le grandi banche, il settore finanziario iniziava i propri esperimenti con la blockchain.
Nel 2015 alcune delle più grandi istituzioni finanziarie del mondo inclusa la JP Morgan, la Banca d’Inghilterra e la Depository Trust & Clearing Corporation (DTCC), hanno annunciato che avrebbero collaborato con un software blockchain open source chiamato Hyperledger. Diversi pezzi di software sono stati rilasciati sotto “l’ombrello” di Hyperledger, tra cui Sawtooth, creato da Intel per costruire una blockchain personalizzata.

L’industria ha già provato a usare la blockchain per rendere più efficienti le operazioni di sicurezza. Nasdaq OMX, la compagnia che c’è dietro lo scambio di azioni Nasdaq, ha iniziato a dare il permesso di usare la blockchain a compagnie private per gestire le azioni nel 2015, iniziando con una compagnia di nome “Chain”. Allo stesso modo la Aystralian Securities Exchange ha annunciato un accordo per utilizzare la blockchain per potenziare i processi di post-negoziazione del mercato azionario australiano.

 

Il Futuro della Blockchain              

Nonostante l’hype della blockchain  e i tanti esperimenti svolti, non c’è ancora una “killer app” per la tecnologia al di là della speculazione di denaro. E mentre ai revisori potrebbe piacere l’idea di record immutabili, come società non vogliamo sempre che i record siano permanenti. I sostenitori della Blockchain ammettono che potrebbe volerci un po’ prima che questa tecnologia si imponga. Dopotutto, le tecnologie alla base di Internet sono state create negli anni ’60 ma ci sono voluti decenni perché Internet diventasse onnipresente.

Detto questo, l’idea potrebbe alla fine apparire in molti posti. Ad esempio, la tua identità digitale potrebbe essere legata a un token su una blockchain. Potresti utilizzare quel token per accedere alle app, aprire conti bancari, fare domanda di lavoro o dimostrare che le tue e-mail o i tuoi messaggi sui social media provengono davvero da te. I social network del futuro potrebbero essere costruiti su contratti smart che mostrano i tuoi post solo a determinate persone o consentono a chi  crea contenuti popolari di essere pagato in criptovalute. Forse l’idea più radicale è quella di usare la blockchain per gestire il voto. Il team dietro il progetto open source “Soverign” ha costruito una piattaforma che organizzazioni, aziende e persino governi possono già utilizzare per raccogliere voti su una blockchain.

 

I sostenitori ritengono che la blockchain possa aiutare ad automatizzare molte attività ora gestite da avvocati o altri professionisti. Ad esempio, il tuo testamento potrebbe essere archiviato in una blockchain. O forse le tua volontà potrebbero essere un contratto smart che distribuirà automaticamente i tuoi soldi ai tuoi eredi. Chissà, magari la blockchain sostituirà i notai.

È anche possibile che la blockchain evolverà in qualcosa di completamente diverso. Molti degli esperimenti del settore finanziario riguardano blockchain “private” che vengono eseguite su server all’interno di una singola azienda e di partner selezionati. Al contrario, chiunque può eseguire i bitcoin o il software Ethereum sul proprio computer e visualizzare tutte le transazioni registrate sulle rispettive blockchain dei network. Ma le grandi aziende preferiscono mantenere i propri dati nelle mani di pochi dipendenti, partner e forse regolatori.

Il Bitcoin ha dimostrato che è possibile creare un servizio online che opera al di fuori del controllo di qualsiasi azienda o organizzazione. Il compito per sostenitori della blockchain ora è dimostrare che è davvero una cosa buona.

 

Leggi l’articolo originale: https://www.wired.com/story/guide-blockchain/

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